ADORAZIONE EUCARISTICA
Matthias Stom (1615-1649), La cena di Emmaus. |
Venite a me, voi tutti,
che siete affaticati
e oppressi, e io vi
ristorerò.
Adorazione
Eucaristica
IIª Domenica di Pasqua
Cel.
“Dio di eterna misericordia,che nella ricorrenza pasquale
ravvivi
la fede del tuo popolo,
accresci
in noi la grazia che ci hai dato,
perché
tutti comprendiamo l’inestimabile ricchezza
del
Battesimo che ci ha purificati,
dello
Spirito che ci ha rigenerati,
del
Sangue che ci ha redenti.” (Colletta)
G.
Nella storia della Chiesa,
la Seconda Domenica di Pasqua è stata chiamata per lungo tempo «in albis
depositis» o semplicemente «in albis». Tale denominazione deriva dalla
tradizione di far indossare ai neofiti la veste bianca (o alba) durante le
riunioni di preghiera o di catechesi della prima settimana dopo il battesimo,
avvenuto nella notte di Pasqua; l’ottavo giorno la veste bianca veniva deposta.
Cominciavano a crescere, nutriti dalla Parola, coloro che erano nati alla fede
nel Battesimo. Così canta l’antifona d’ingresso «Come bambini appena nati,
bramate il puro latte spirituale, che vi faccia crescere verso la salvezza».
Come i catecumeni di un tempo, così
anche noi siamo invitati a trarre le conseguenze della Pasqua per quanto
riguarda la concretezza della nostra vita di ogni giorno. La certezza della
fede e l’impegno delle buone opere acquistano significato perché si
compenetrano a vicenda nella dinamica della vita cristiana che quotidianamente
è chiamata in causa.
Canto al Vangelo (Gv 20,29)
T. Alleluia,
alleluia.
Cel. “Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
Cel. “Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che
non hanno visto e hanno creduto!”.
T. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20, 19-31)
La sera
di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del
luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette
in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il
fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo:
«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo,
soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i
peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno
perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando
venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma
egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il
mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non
credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro
anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a
voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi
la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!».
Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai
veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati
scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù
è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo
nome.
Parola del Signore.
Pausa di Silenzio
G. - Il Signore mio e il Dio
mio! È l’espressione di fede da parte di Tommaso, che riassume la svolta che la
Pasqua comporta per tutti i credenti. Dopo l’annuncio della risurrezione
cantato nella Veglia pasquale e prolungato nella messa del giorno di Pasqua, in
questa Domenica si inizia a riflettere sulle apparizioni del Risorto. Dopo la
risurrezione si sperimenta la presenza del risorto-assente nella Comunità di
coloro la cui vita è trasformata dalla fede, ma la Comunità viene resa capace
di leggere la storia alla luce della risurrezione. Cosi, nella pericope
evangelica, l’apparizione di Gesù ai discepoli e a Tommaso diventa
paradigmatica di un aprirsi, nella fede pasquale, ad una visione della vita dal
respiro e dagli orizzonti più vasti.
Tutti
Dal Salmo 117: Rit. Rendete grazie al Signore perché è buono:
il
suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». Rit.
Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze. Rit.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! Rit.
Pausa di Silenzio
1L. La
Pasqua non è solo l'annuncio di un fatto storico. È un progetto di vita nuova
che noi dobbiamo testimoniare, cioè rendere visibile.
Le guarigioni descritte nel breve
sommario degli Atti degli Apostoli sono il segno della forza rinnovatrice della
fede.
Ma c'è, nel Vangelo di Giovanni,
un altro segno di questa vita nuova. Un segno più quotidiano, di cui abbiamo
continuamente bisogno.
«Pace a voi!», dice Gesù ai
discepoli che l'avevano abbandonato nel momento della prova e l'invito al
perdono. Dice Gesù:
«Ricevete lo Spirito Santo. A chi
rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete resteranno non
rimessi».
«Il potere di rimettere i
peccati», si dice abitualmente.
Questa espressione fa pensare
allo specifico potere che ha il prete di assolvere in confessione. Ma oggi,
tenendo anche conto di quello che scrive Luca:
Nel suo nome saranno predicati a
tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati. il dono del Risorto non
è solo il potere del prete di assolvere dai peccati nella confessione, ma anche
il coraggio di perdonare i peccati, cioè le offese ricevute.
Coraggio che è davvero condizione
di vita nuova e di cui sono resi capaci non solo gli apostoli, ma tutti i
credenti.
In questa direzione il Signore
dice nel Padre nostro che rimette i nostri debiti perché anche noi impariamo a
rimetterli ai nostri debitori.
Questo è il grande annuncio
cristiano di una vita profondamente rinnovata. Proviamo allora a tradurre così
la parola di Gesù:
Se troverete la forza di
perdonare, il peccato, il male subito, sarà tolto di mezzo a voi, sarà
cancellato.
Ma se non sarete capaci di perdonare,
il peccato continuerà a essere presente in mezzo a voi, a dominare, a
compromettere la vostra convivenza, con la sua forza disgregatrice.
Renderà impossibile, o almeno
molto difficile la fraternità, la solidarietà, la giustizia, la libertà, l'amore.
Sarà sorgente di sospetti, di diffidenze, di paure, di durezze, di odio.
La durezza disumana dei nostri
rapporti sociali lo documenta, oggi, in maniera impressionante.
La possibilità di evitare questo
fallimento umano è un dono dall'alto.
Sono impotenti le asprezze
ideologiche e le facili condanne moralistiche.
Solo lo Spirito Santo può fare
del nostro «cuore di pietra» un «cuore di carne», nel segno del perdono, che
egli ci dona e di cui ci rende capaci.
Infatti solo chi prende coscienza
del proprio peccato e si sente perdonato sarà capace di perdonare e dunque
capace di rapporti nuovi e costruttivi con gli altri.
Noi viviamo questo impegno di
vita nuova nella fatica del dubbio. L'episodio di Tommaso è un grande
insegnamento per noi.
La fede è sempre un superamento
del dubbio. È un aspetto, questo, poco sottolineato in passato, quando si
insisteva sull'aspetto intellettuale della fede, lasciando in secondo piano il
rischio del credere.
Si diceva: fede significa
accettare un corpo di dottrine, accettare determinate proposizioni
intellettuali, senza badare troppo alla loro intelligibilità. Ciò che conta è
la volontà di credere.
Ma oggi noi abbiamo capito meglio
l'aspetto esistenziale dell'atto di fede. Noi diciamo che l'esperienza della
fede è molto vicina all'esperienza dell'amore. Credere significa amare e
giocare la propria vita nel coinvolgimento totale con la persona amata.
Allora appare in modo visibile, a
volte drammatico, che cosa può significare e che cosa si rischia a seguire Gesù
di Nazaret, il Crocifisso.
Il dubbio di Tommaso appare come
la comprensibile resistenza ad affidarsi a colui che all'occhio umano appare
come uno sconfitto e che solo la fede dice che è risorto, che è più forte delle
potenze di questo mondo. Solo la fede!
Il dubbio di Tommaso è il dubbio
di ogni uomo impegnato nell'obbedienza a Dio e nella lotta per la verità e la
giustizia, quando vede il giusto sconfitto.
Tommaso è il simbolo di tutti
noi, che non abbiamo avuto la visione fisica del Signore. È il prototipo dei
cristiani tentati nella fede.
Nessuno ha mai una fede tale da
camminare verso Dio con totale chiarezza. I nostri dubbi non sono
necessariamente segno della povertà della nostra fede.
Forse sono proprio essi che la
salvano dalla superficialità, cioè da quella fede che si accontenta di ripetere
formule imparate a memoria.
Forse sono proprio i dubbi che ci
costringono a capire che le vie di Dio non coincidono con i nostri sogni, ma si
rivelano solo nella straordinaria esistenza umana di Gesù di Nazaret.
Non dobbiamo avere paura, dunque,
di questi momenti, ma trovare il coraggio di andare fino in fondo ai nostri
dubbi, per far emergere le cose che toccano il cuore della nostra fede.
Chiediamo questo grande dono al Signore.
Tutti
O
Dio, noi crediamo che il tuo Spirito
continua
ad agire anche ai nostri giorni
e
che solo per la nostra inerzia
e la
nostra poca fede
tu
non puoi compiere segni più chiari del tuo amore.
Ti
preghiamo: aprici alla forza della tua parola
e
rendici capaci di realizzare l'impegno
a
cui ci chiami nel tuo Figlio Risorto.
Canto:
Pausa di Silenzio
3L. «Pace a voi!». La prima parola del Risorto ai suoi compagni di
cordata è il dono della pace. Il Cenacolo chiuso per la paura, prigioniero di
un passato carico di morte, è sfondato dalla luce della novità di vita.
La stessa pace augurata agli
uomini dagli angeli in cielo nel giorno in cui il Verbo prese carne umana,
nella carne crocifissa e risorta del Maestro di Galilea, è definitivamente
consegnata ai suoi compagni per gridarla a ogni uomo, in ogni angolo del mondo:
«Come il Padre ha mandato me così
anch'io mando voi».
Una pace che non ha niente del
sapore antico di una quiete egoistica, di un apatico disimpegno, ma è
consapevolezza che la vita trionfa sempre, in ogni caso.
Le tenebre del passato vanno
combattute, la certezza che il Maestro di Galilea è tornato vittorioso dal
sepolcro mette sulla bocca dei perduti di un tempo il grido definitivo ed
esultante:
«Il suo amore è per sempre».
La pace è consegna di nuovo coraggio,
è costruzione nella vita risorta di nuove frontiere di convivenza umana, è
speranza che finalmente la vita in tutti i suoi aspetti, in tutte le sue
manifestazioni, sia capace di dare senso alle parole, ai pensieri, alle azioni.
Lo stesso suono delle parole è
rinnovato e da quel giorno in poi ogni accento, ogni apostrofo segneranno la
vittoria della luce sulle tenebre dell'ottimismo, su ogni mortale disfattismo.
La risurrezione genera pace, la
pace costruisce rapporti armoniosi, la nuova relazione tra gli uomini determina
il prevalere della giustizia, della concordia, del perdono.
Gesù alita sui suoi compagni e
attraverso loro su ogni uomo riscattato dalla colpa.
Alita vita, lo Spirito creatore,
rimando ad altro soffio che permise al fango di diventare uomo.
La forza della vita muove la
pace, vince la morte, ristruttura la storia costretta sotto le macerie del
peccato.
Una pace che non ha niente a che
vedere con la fuga dalle proprie responsabilità, è forza dinamica per rimandare
liberi i prigionieri, per fasciare ferite sanguinanti, per abbracciare
solitudini mortali, per consegnarla alla sorpresa di chi la riceve come dono:
«A coloro a cui perdonerete i
peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno
perdonati».
Un coraggio che permette di
venire allo scoperto, di voltare le spalle ai tentennamenti di prima e fare i
conti con la propria esperienza, con quello che si è visto e che ti obbliga a
raccontarlo.
Lo stesso coraggio che muove la
comunità delle origini, essa sa che dal momento in cui ha visto negli occhi il
Risorto deve correre le vie della storia e testimoniare con la stessa vita la
propria esperienza.
È il coraggio che permetterà a
Pietro di affrontare le folle che prima fuggiva, il coraggio che l'apostolo
Giovanni ha in consegna dalla visione:
«Non temere! Io sono il primo e
l'ultimo, il vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della
morte e degli inferi».
Un nuovo parlare che stupisce e
sorprende per la gioia che passa, che contagia chi è assente alla visione e più
che negarla la cerca, la desidera, la chiede per se stesso come è stata data a
chi la racconta:
«Se non vedo nelle sue mani il
segno dei chiodi..., io non credo».
Tommaso più che incredulo è
cercatore di senso, pronto a buttarsi ai piedi del Maestro il giorno in cui la
visione è suo patrimonio.
La Pasqua è irruzione di vita, è
pace definitiva, è coraggio ritrovato.
Questa domenica è rimando alla
veste bianca, nuovo abito per chi dal battesimo è rivestito di Cristo, condizione
di chi, sconvolto dall'annuncio della risurrezione, per sempre griderà con la
vita: «Mio Si-gnore, mio Dio».
Tutti
Signore Gesù Cristo,
tu ci hai insegnato a essere misericordiosi
come il Padre celeste,
e ci hai detto che chi vede te vede Lui.
Mostraci il tuo volto e saremo salvi.
Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo
e Matteo
dalla schiavitù del denaro;
l’adultera e la Maddalena dal porre la
felicità solo in una creatura;
fece piangere Pietro dopo il tradimento,
e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.
Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a
sé la parola
che dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi
il dono di Dio!
Tu sei il volto visibile del Padre
invisibile,
del Dio che manifesta la sua onnipotenza
soprattutto
con il perdono e la misericordia:
fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto
visibile di Te,
suo Signore, risorto e nella gloria.
Hai voluto che i tuoi ministri fossero
anch’essi rivestiti di debolezza
per sentire giusta compassione per quelli che
sono
nell’ignoranza e nell’errore:
fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si
senta atteso,
amato e perdonato da Dio.
Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con
la sua unzione
perché il Giubileo della Misericordia sia un
anno di grazia del Signore
e la tua Chiesa con rinnovato entusiasmo
possa portare
ai poveri il lieto messaggio
proclamare ai prigionieri e agli oppressi la
libertà
e ai ciechi restituire la vista.
Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre
della Misericordia
a te che vivi e regni con il Padre e lo
Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli. Amen
Pausa di Silenzio
Canto:
Meditazione: Preghiere spontanee: Padre
Nostro…
G. Sei appena
risorto, Signore Gesù, e già colmi i tuoi discepoli di doni preziosi che
cambieranno una volta per sempre la loro vita. Tu offri la pace, e non è una
pace qualsiasi, una pace a buon mercato, da saldi di fine stagione. Questa pace
ha il prezzo del tuo sangue versato dalla croce, del tuo sacrificio, della tua
lotta strenua contro il potere del male e del peccato. Tu offri la pace perché
ogni uomo possa vivere una condizione nuova, rigenerato nel profondo, guarito
dalle antiche ferite, riconciliato con il Padre. Questa pace è il lievito buono
che deponi nel terreno dell’umanità perché possa finalmente trasfigurare la
faccia della terra, perché scompaiano ogni arroganza e vendetta e uomini e
donne apprendano la strada della fraternità, i percorsi della riconciliazione.
Questa pace è opera, Signore Gesù, del tuo Spirito: ed è questo il dono più
grande che tu ci fai giungere perché ci fa ricordare le tue parole, perché ci
conduce all’intelligenza della fede, perché agisce nel profondo dei cuori e li
trasforma.
Canto: Tantum Ergo
Tantum ergo Sacramentum
Veneremur cernui
Et antiquum documentum
Novo cedat ritui
Praestet
fides supplementum
Sensuum
defectui.
Genitori Genitoque
Laus et jubilatio
Salus, honor, virtus quoque
Sit et benedictio.
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio.
V Hai dato loro il pane disceso dal cielo.
R Che porta con sé ogni dolcezza.
Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento
dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa' che adoriamo
con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue, per sentire
sempre in noi i benefici della redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei
secoli.
Amen.
Elevazione del Santissimo Sacramento e Benedizione
Eucaristica. Al termine: Acclamazioni:
Dio sia benedetto.
Benedetto il Suo Santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e
vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo Sacratissimo
Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo
Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo
sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo
Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio,
Maria Santissima.
Benedetta la sua Santa ed
Immacolata Concezione
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria,
Vergine e Madre.
Benedetto San Giuseppe suo
castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.
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