ADORAZIONE EUCARISTICA

Matthias Stom (1615-1649), La cena di Emmaus.
Riprende questo giovedì, 31 marzo 2016, l'Adorazione eucaristica settimanale. Al termine della Messa vespertina, quindi alle ore 19.30 circa, sarà esposta l'Eucaristia sull'altare ed inizierà la preghiera comunitaria. Potete trovare di seguito il testo della Preghiera di Adorazione.
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati
e oppressi, e io vi ristorerò.


Adorazione Eucaristica

IIª Domenica di Pasqua

Cel. “Dio di eterna misericordia,che nella ricorrenza pasquale
ravvivi la fede del tuo popolo,
accresci in noi la grazia che ci hai dato,
perché tutti comprendiamo l’inestimabile ricchezza
del Battesimo che ci ha purificati,
dello Spirito che ci ha rigenerati,
del Sangue che ci ha redenti.” (Colletta)

G. Nella storia della Chiesa, la Seconda Domenica di Pasqua è stata chiamata per lungo tempo «in albis depositis» o semplicemente «in albis». Tale denominazione deriva dalla tradizione di far indossare ai neofiti la veste bianca (o alba) durante le riunioni di preghiera o di catechesi della prima settimana dopo il battesimo, avvenuto nella notte di Pasqua; l’ottavo giorno la veste bianca veniva deposta. Cominciavano a crescere, nutriti dalla Parola, coloro che erano nati alla fede nel Battesimo. Così canta l’antifona d’ingresso «Come bambini appena nati, bramate il puro latte spirituale, che vi faccia crescere verso la salvezza». Come i catecumeni di un tempo, così anche noi siamo invitati a trarre le conseguenze della Pasqua per quanto riguarda la concretezza della nostra vita di ogni giorno. La certezza della fede e l’impegno delle buone opere acquistano significato perché si compenetrano a vicenda nella dinamica della vita cristiana che quotidianamente è chiamata in causa.

Canto al Vangelo (Gv 20,29)
T. Alleluia, alleluia.
Cel. “Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.
T.  Alleluia.

Dal Vangelo secondo Giovanni  (Gv 20, 19-31)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Parola del Signore.

Pausa di Silenzio

G. -      Il Signore mio e il Dio mio! È l’espressione di fede da parte di Tommaso, che riassume la svolta che la Pasqua comporta per tutti i credenti. Dopo l’annuncio della risurrezione cantato nella Veglia pasquale e prolungato nella messa del giorno di Pasqua, in questa Domenica si inizia a riflettere sulle apparizioni del Risorto. Dopo la risurrezione si sperimenta la presenza del risorto-assente nella Comunità di coloro la cui vita è trasformata dalla fede, ma la Comunità viene resa capace di leggere la storia alla luce della risurrezione. Cosi, nella pericope evangelica, l’apparizione di Gesù ai discepoli e a Tommaso diventa paradigmatica di un aprirsi, nella fede pasquale, ad una visione della vita dal respiro e dagli orizzonti più vasti.

Tutti

Dal Salmo 117: Rit. Rendete grazie al Signore perché è buono:
     il suo amore è per sempre.

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». Rit.

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze. Rit.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! Rit.

Pausa di Silenzio

1L. La Pasqua non è solo l'annuncio di un fatto storico. È un progetto di vita nuova che noi dobbiamo testimoniare, cioè rendere visibile.

Le guarigioni descritte nel breve sommario degli Atti degli Apostoli sono il segno della forza rinnovatrice della fede.

Ma c'è, nel Vangelo di Giovanni, un altro segno di questa vita nuova. Un segno più quotidiano, di cui abbiamo continuamente bisogno.

«Pace a voi!», dice Gesù ai discepoli che l'avevano abbandonato nel momento della prova e l'invito al perdono. Dice Gesù:

«Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete resteranno non rimessi».

«Il potere di rimettere i peccati», si dice abitualmente.

Questa espressione fa pensare allo specifico potere che ha il prete di assolvere in confessione. Ma oggi, tenendo anche conto di quello che scrive Luca:

Nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati. il dono del Risorto non è solo il potere del prete di assolvere dai peccati nella confessione, ma anche il coraggio di perdonare i peccati, cioè le offese ricevute.

Coraggio che è davvero condizione di vita nuova e di cui sono resi capaci non solo gli apostoli, ma tutti i credenti.

In questa direzione il Signore dice nel Padre nostro che rimette i nostri debiti perché anche noi impariamo a rimetterli ai nostri debitori.

Questo è il grande annuncio cristiano di una vita profondamente rinnovata. Proviamo allora a tradurre così la parola di Gesù:

Se troverete la forza di perdonare, il peccato, il male subito, sarà tolto di mezzo a voi, sarà cancellato.

Ma se non sarete capaci di perdonare, il peccato continuerà a essere presente in mezzo a voi, a dominare, a compromettere la vostra convivenza, con la sua forza disgregatrice.

Renderà impossibile, o almeno molto difficile la fraternità, la solidarietà, la giustizia, la libertà, l'amore. Sarà sorgente di sospetti, di diffidenze, di paure, di durezze, di odio.

La durezza disumana dei nostri rapporti sociali lo documenta, oggi, in maniera impressionante.

La possibilità di evitare questo fallimento umano è un dono dall'alto.

Sono impotenti le asprezze ideologiche e le facili condanne moralistiche.

Solo lo Spirito Santo può fare del nostro «cuore di pietra» un «cuore di carne», nel segno del perdono, che egli ci dona e di cui ci rende capaci.

Infatti solo chi prende coscienza del proprio peccato e si sente perdonato sarà capace di perdonare e dunque capace di rapporti nuovi e costruttivi con gli altri.

Noi viviamo questo impegno di vita nuova nella fatica del dubbio. L'episodio di Tommaso è un grande insegnamento per noi.

La fede è sempre un superamento del dubbio. È un aspetto, questo, poco sottolineato in passato, quando si insisteva sull'aspetto intellettuale della fede, lasciando in secondo piano il rischio del credere.

Si diceva: fede significa accettare un corpo di dottrine, accettare determinate proposizioni intellettuali, senza badare troppo alla loro intelligibilità. Ciò che conta è la volontà di credere.

Ma oggi noi abbiamo capito meglio l'aspetto esistenziale dell'atto di fede. Noi diciamo che l'esperienza della fede è molto vicina all'esperienza dell'amore. Credere significa amare e giocare la propria vita nel coinvolgimento totale con la persona amata.

Allora appare in modo visibile, a volte drammatico, che cosa può significare e che cosa si rischia a seguire Gesù di Nazaret, il Crocifisso.

Il dubbio di Tommaso appare come la comprensibile resistenza ad affidarsi a colui che all'occhio umano appare come uno sconfitto e che solo la fede dice che è risorto, che è più forte delle potenze di questo mondo. Solo la fede!

Il dubbio di Tommaso è il dubbio di ogni uomo impegnato nell'obbedienza a Dio e nella lotta per la verità e la giustizia, quando vede il giusto sconfitto.

Tommaso è il simbolo di tutti noi, che non abbiamo avuto la visione fisica del Signore. È il prototipo dei cristiani tentati nella fede.

Nessuno ha mai una fede tale da camminare verso Dio con totale chiarezza. I nostri dubbi non sono necessariamente segno della povertà della nostra fede.

Forse sono proprio essi che la salvano dalla superficialità, cioè da quella fede che si accontenta di ripetere formule imparate a memoria.

Forse sono proprio i dubbi che ci costringono a capire che le vie di Dio non coincidono con i nostri sogni, ma si rivelano solo nella straordinaria esistenza umana di Gesù di Nazaret.

Non dobbiamo avere paura, dunque, di questi momenti, ma trovare il coraggio di andare fino in fondo ai nostri dubbi, per far emergere le cose che toccano il cuore della nostra fede. Chiediamo questo grande dono al Signore.
Tutti

O Dio, noi crediamo che il tuo Spirito
continua ad agire anche ai nostri giorni
e che solo per la nostra inerzia
e la nostra poca fede
tu non puoi compiere segni più chiari del tuo amore.
Ti preghiamo: aprici alla forza della tua parola
e rendici capaci di realizzare l'impegno
a cui ci chiami nel tuo Figlio Risorto.

Canto:

Pausa di Silenzio

3L. «Pace a voi!». La prima parola del Risorto ai suoi compagni di cordata è il dono della pace. Il Cenacolo chiuso per la paura, prigioniero di un passato carico di morte, è sfondato dalla luce della novità di vita.

La stessa pace augurata agli uomini dagli angeli in cielo nel giorno in cui il Verbo prese carne umana, nella carne crocifissa e risorta del Maestro di Galilea, è definitivamente consegnata ai suoi compagni per gridarla a ogni uomo, in ogni angolo del mondo:

«Come il Padre ha mandato me così anch'io mando voi».

Una pace che non ha niente del sapore antico di una quiete egoistica, di un apatico disimpegno, ma è consapevolezza che la vita trionfa sempre, in ogni caso.

Le tenebre del passato vanno combattute, la certezza che il Maestro di Galilea è tornato vittorioso dal sepolcro mette sulla bocca dei perduti di un tempo il grido definitivo ed esultante:

«Il suo amore è per sempre».

La pace è consegna di nuovo coraggio, è costruzione nella vita risorta di nuove frontiere di convivenza umana, è speranza che finalmente la vita in tutti i suoi aspetti, in tutte le sue manifestazioni, sia capace di dare senso alle parole, ai pensieri, alle azioni.

Lo stesso suono delle parole è rinnovato e da quel giorno in poi ogni accento, ogni apostrofo segneranno la vittoria della luce sulle tenebre dell'ottimismo, su ogni mortale disfattismo.

La risurrezione genera pace, la pace costruisce rapporti armoniosi, la nuova relazione tra gli uomini determina il prevalere della giustizia, della concordia, del perdono.

Gesù alita sui suoi compagni e attraverso loro su ogni uomo riscattato dalla colpa.

Alita vita, lo Spirito creatore, rimando ad altro soffio che permise al fango di diventare uomo.

La forza della vita muove la pace, vince la morte, ristruttura la storia costretta sotto le macerie del peccato.

Una pace che non ha niente a che vedere con la fuga dalle proprie responsabilità, è forza dinamica per rimandare liberi i prigionieri, per fasciare ferite sanguinanti, per abbracciare solitudini mortali, per consegnarla alla sorpresa di chi la riceve come dono:

«A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Un coraggio che permette di venire allo scoperto, di voltare le spalle ai tentennamenti di prima e fare i conti con la propria esperienza, con quello che si è visto e che ti obbliga a raccontarlo.

Lo stesso coraggio che muove la comunità delle origini, essa sa che dal momento in cui ha visto negli occhi il Risorto deve correre le vie della storia e testimoniare con la stessa vita la propria esperienza.

È il coraggio che permetterà a Pietro di affrontare le folle che prima fuggiva, il coraggio che l'apostolo Giovanni ha in consegna dalla visione:

«Non temere! Io sono il primo e l'ultimo, il vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi».

Un nuovo parlare che stupisce e sorprende per la gioia che passa, che contagia chi è assente alla visione e più che negarla la cerca, la desidera, la chiede per se stesso come è stata data a chi la racconta:

«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi..., io non credo».

Tommaso più che incredulo è cercatore di senso, pronto a buttarsi ai piedi del Maestro il giorno in cui la visione è suo patrimonio.

La Pasqua è irruzione di vita, è pace definitiva, è coraggio ritrovato.

Questa domenica è rimando alla veste bianca, nuovo abito per chi dal battesimo è rivestito di Cristo, condizione di chi, sconvolto dall'annuncio della risurrezione, per sempre griderà con la vita: «Mio Si-gnore, mio Dio».
Tutti

Signore Gesù Cristo,
tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste,
e ci hai detto che chi vede te vede Lui.
Mostraci il tuo volto e saremo salvi.
Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo
dalla schiavitù del denaro;
l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura;
fece piangere Pietro dopo il tradimento,
e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.
Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola
che dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio!
Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,
del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto
con il perdono e la misericordia:
fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te,
suo Signore, risorto e nella gloria.
Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rivestiti di debolezza
per sentire giusta compassione per quelli che sono
nell’ignoranza e nell’errore:
fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso,
amato e perdonato da Dio.
Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione
perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore
e la tua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare
ai poveri il lieto messaggio
proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà
e ai ciechi restituire la vista.
Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Misericordia
a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli. Amen

Pausa di Silenzio
Canto:
Meditazione: Preghiere spontanee: Padre Nostro…

G. Sei appena risorto, Signore Gesù, e già colmi i tuoi discepoli di doni preziosi che cambieranno una volta per sempre la loro vita. Tu offri la pace, e non è una pace qualsiasi, una pace a buon mercato, da saldi di fine stagione. Questa pace ha il prezzo del tuo sangue versato dalla croce, del tuo sacrificio, della tua lotta strenua contro il potere del male e del peccato. Tu offri la pace perché ogni uomo possa vivere una condizione nuova, rigenerato nel profondo, guarito dalle antiche ferite, riconciliato con il Padre. Questa pace è il lievito buono che deponi nel terreno dell’umanità perché possa finalmente trasfigurare la faccia della terra, perché scompaiano ogni arroganza e vendetta e uomini e donne apprendano la strada della fraternità, i percorsi della riconciliazione. Questa pace è opera, Signore Gesù, del tuo Spirito: ed è questo il dono più grande che tu ci fai giungere perché ci fa ricordare le tue parole, perché ci conduce all’intelligenza della fede, perché agisce nel profondo dei cuori e li trasforma.

Canto: Tantum Ergo

Tantum ergo Sacramentum
Veneremur cernui
Et antiquum documentum
Novo cedat ritui
Praestet fides supplementum
Sensuum defectui.
Genitori Genitoque
Laus et jubilatio
Salus, honor, virtus quoque
Sit et benedictio.
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio.


V Hai dato loro il pane disceso dal cielo.
R Che porta con sé ogni dolcezza.

Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.

Elevazione del Santissimo Sacramento e Benedizione Eucaristica.  Al termine: Acclamazioni:
Dio sia benedetto.
Benedetto il Suo Santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi. 

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