QUARANTORE 2016

Da Domenica 7 febbraio iniziano in Parrocchia le Quantore. Sono un tempo prolungato di Adorazione eucaristica, che invita l'intera comunità a dare uno spazio più sostanzioso alla preghiera.
Ciascuno può unirsi ai momenti comuni di preghiera che elencheremo, oppure può fermarsi in qualsiasi ora del giorno, per un momento di incontro personale con il Signore.

"DISCEPOLI DEL SIGNORE"


DOMENICA 7 FEBBRAIO
  • Ore 12.00: Celebrazione eucaristica ed esposizione del Santissimo Sacramento.
  • Ore 16.00: Ritiro spirituale, guidato da Padre Franco Annicchiarico, sj.
  • Ore 18.00: Adorazione comunitaria.
  • Ore 19.00: Celebrazione eucaristica e predicazione: "Li chiamò".
LUNEDI' 8 FEBBRAIO
  • Ore 07.30: Celebrazione eucaristica ed esposizione del Santissimo Sacramento per tutta la giornata.
  • Ore 18.00: Adorazione comunitaria.
  • Ore 19.00: Celebrazione eucaristica e predicazione: "Perché stessero con lui".
MARTEDI' 9 FEBBRAIO
  • Ore 07.30: Celebrazione eucaristica ed esposizione del Santissimo Sacramento per tutta la giornata.
  • Ore 18.00: Adorazione comunitaria.
  • Ore 19.00: Celebrazione eucaristica e predicazione: "Per mandarli a predicare".
Di seguito troverete una breve storia delle Quarantore...


Tra le manifestazioni del culto eucaristico, restano ancora attuali le Quarantore. La storia dice che, durante i giorni della solenne esposizione, le città cambiavano fisionomia: i negozi chiudevano; i lavori dei campi erano sospesi; le barriere sociali cadevano e la fede rifioriva nel cuore della gente che imparava a pregare e a meditare. Per tre giorni si stabiliva quasi una “tregua di Dio” perché «i violenti diventavano mansueti; i ladri restituivano il maltolto; i falsari diventavano onesti; i nemici si riconciliavano; la gioventù si innamorava di Dio e i sacerdoti non si allontanavano dall'altare e dai confessionali».
A chi si deve questo movimento così benefico? Le radici dell'adorazione affondano nella consuetudine cristiana del digiuno e dell'astinenza praticati negli ultimi giorni della Settimana Santa, con l'adorazione della Croce e poi del Crocifisso da parte del Vescovo, del clero e dei fedeli: pratiche a cui si aggiunsero pian piano veglie di preghiera che iniziavano la sera del Giovedì Santo e si concludevano a mezzogiorno del sabato, pensando al Sepolcro in cui Gesù, secondo il computo fatto da s. Agostino, rimase Quarantore.
Il passaggio da questa forma iniziale alla classica forma dell'adorazione con l'ininterrotta esposizione per Quarantore del Sacramento, avvenne a Milano nel decennio 1527-1537. Protagonista fu il sacerdote ravennate Antonio Bellotti che, nel 1527 ispirò i devoti della scuola da lui fondata nella chiesa del Santo Sepolcro, a celebrare ogni anno le Quarantore non solo durante il triduo della Settimana Santa, ma anche a Pentecoste, all'Assunta e a Natale. Iniziativa che si estese anche ad altre chiese milanesi dopo la sua morte (1528) e che il domenicano spagnolo Tommaso Nieto associò alle processioni che egli indisse nel 1529 per scongiurare la guerra e la peste che minacciavano la città.
A questo punto entra in scena Fra Buono da Cremona, un eremita amico dei barnabiti e soprattutto di s. Antonio Maria Zaccaria, che dei padri Barnabiti fu il fondatore. Nel 1534 egli chiese al duca di Milano Francesco II Sforza e al Vicario Ghillino Ghillini, Vescovo di Comacchio, l'autorizzazione a poter esporre il Santissimo sopra l'altare per un'adorazione di quaranta ore ininterrotte.
Una cronaca del tempo racconta che nel 1537 alcuni “homeni” - i primi barnabiti e il loro fondatore - proposero di allestire un altare nell'abside del Duomo per esporvi «el Corpus Domini de continuo», idea caldeggiata dal predicatore quaresimalista e vivamente raccomandata al popolo. Accertato questo, c'è da ammettere che le Quarantore sarebbero rimaste nei piccoli orizzonti cittadini se i cappuccini, il primo fu padre Giuseppe Piantanida da Ferno, non ne avessero fatto un evento prima italiano e poi europeo, divulgandole nelle loro predicazioni quaresimali. «A p. Giuseppe da Ferno va data la gloria incontrastata di essere stato il primo a spargere per le città d'Italia la pia devozione, cominciando quell'anno stesso a Pavia; ed ai suoi compagni e discepoli e a tutto l'ordine dei Cappuccini deve riconoscersi il vanto d'esser stati, dopo di lui, i più ferventi, i più efficaci e i più fortunati promotori delle Quarantore».
A loro, nella seconda metà del sec. XVI, si unirono i Gesuiti, cioè un altro istituto che si dedicava alla predicazione: i Barnabiti, votati all'educazione della gioventù, non potevano impegnarsi totalmente nel seguire le Quarantore di città in città.
L'espansione cominciò non appena Paolo III approvò la «pia pratica» con una Lettera del 28 agosto 1537 in cui, sorvolando sull’origine della pratica, evidenzia l'elemento popolare e gli impellenti motivi di attualità.
Le prime regioni in cui si organizzarono le Quarantore furono l'Emilia (1546 a Bologna); le Marche (1542 a Recanati) e il Lazio (1548 a Roma). Tra i diffusori si distinsero padre Francesco da Soriano nel Cimino (VT), che migliorò l'organizzazione e il cerimoniale e le diffuse in mezza Italia, rappacificando la gente, divisa da lotte fratricide; padre Fulvio Androsio; padre Giovanni Battista d'Este († 1644) e padre Mattia Bellintani da Salò († 1611), che le introdusse in Francia e in Boemia, mentre p. Giuseppe de Rocabertí da Barcellona († 1584) le introdusse in Spagna.
Alla metà del ‘500 si inserirono nella predicazione delle Quarantore i Gesuiti con una novità che fece epoca. Nel 1556 a Macerata essi contrapposero al carnevale profano un «carnevale santificato» con le Quarantore che si svolsero in modo fastoso, attirando molta gente. Fu l'inizio di una nuova impostazione che a Roma affascinò anche il Papa. Si trattava di Paolo III, colui che rilasciò il primo documento pontificio di cui si è parlato. Successive approvazioni vennero da Giulio III; Pio IV; San Pio V e Clemente VIII il quale, angustiato per le guerre di religione in Francia, con una sofferta Enciclica Graves et diuturnae del 25 dicembre 1592, esortò il popolo romano e il clero alla preghiera e volle che si celebrasse pubblicamente in tutte le chiese della città «l'orazione perpetua senza intermissione» delle Quarantore.
Altri religiosi le diffusero in Germania e nei Paesi Bassi, dove la gente le chiamava le «perdonanze dei Cappuccini», poi in Svizzera. In poco più di un secolo si coprì tutta l'Europa, per passare l'oceano nella metà del sec. XIX, allorché il Vescovo Neuman le introdusse nella diocesi di Philadelphia. Il secondo Concilio di Baltimora le introdusse poi ufficialmente in tutti gli Stati Uniti, dove divennero «una preghiera universale notissima tra i cattolici».
Altre approvazioni e direttive vennero da Paolo V, da Urbano VIII, da Benedetto XIII, da Innocenzo XI e da altri Pontefici: si tratta di un coro di approvazioni, di incoraggiamenti e di concessioni di indulgenze per una pratica in cui la meditazione si alternava con la preghiera vocale, alimentando una religiosità che rivitalizzò le confraternite, ne fece sorgere di nuove, impegnate nell'insegnamento del catechismo, nella diffusione del culto eucaristico, nel promuovere rappacificazioni generali che in genere avvenivano in chiesa, «tra il pianto e la commozione di tutti».
Oggi le Quarantore vengono collegate alla Parola di Dio e alla Santa Messa, cioè stanno tornando a quell'esigenza di interiorità, di spiritualità, di adorazione e di semplicità che sta all'origine della stessa devozione.

E. Pucucci
da "L'Osservatore Romano" edizione quotidiana
del 2-3 maggio 2005

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