ADORAZIONE EUCARISTICA

Riprende l'Adorazione eucaristica settimanale. Oggi, 14 aprile 2016, dopo la Messa vespertina delle ore 19.00, verrà esposto il SS. Sacramento sull'altare e inizierà un tempo di preghiera, fatto di lode, di ringraziamento, di meditazione, di silenzio.
Sarà anche possibile trovare un sacerdote per celebrare il Sacramento della Riconciliazione.





Venite a me, voi tutti, che siete affaticati
e oppressi, e io vi ristorerò.


Adorazione Eucaristica

IVª Domenica di Pasqua “Anno C”

Cel. “O Dio, fonte della gioia e della pace,
che hai affidato al potere regale del tuo Figlio
le sorti degli uomini e dei popoli,
sostienici con la forza del tuo Spirito,
e fa’ che nelle vicende del tempo,
non ci separiamo mai dal nostro pastore
che ci guida alle sorgenti della vita.”
(Colletta)
G. Nella 4ª Domenica di Pasqua Gesù si presenta “Pastore-Agnello”, colui che, avendo dato la sua vita per le pecore, ha il potere di dare loro la vita eterna e di affidarle alla mano amorosa del Padre. E’ lui che ci raduna per fare del suo popolo un unico gregge. Ascoltando la sua voce, stringendoci a Lui, vivendo da figli di Dio, scopriamo il vero senso della nostra vita. Il dono della vita eterna è il tema della Liturgia della Parola odierna, il quale ispira il cantico di giubilo dell’antifona di inizio. Ciascuno oggi può sentirsi pieno di gioia e di esultanza pasquale perché, al di là delle situazioni più tristi e sconcertanti dell’esistenza terrena, sa che la bontà di Dio si rivolge personalmente ad ognuno e a tutti, senza distinzione e senza limiti.

Canto al Vangelo (Gv 10,14 )
T. Alleluia, alleluia.Cel. “Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.”
T. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Giovanni: (Gv 10, 27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Parola del Signore.
Pausa di Silenzio
G. Che Gesù si definisca il pastore buono, bello, non è da poco. Sta attribuendo a sé un’immagine classica. Senza dirlo, si sta definendo il Cristo. Sta dicendo cosa è venuto a fare sulla terra: a dare vita, partecipazione intima alla vita stessa di Dio. Nella liturgia del tempo di Pasqua, il senso di questo brano di Giovanni sembra chiaro. Con la crocifissione non è stato annullato il progetto del Padre di fare rifiorire la gioia sulla terra. Gesù rimane il Cristo, compie sulla terra l’impossibile missione di riportare l’uomo alla sua umanità. La sofferenza del Giusto non è la sconfitta della Bontà e della Tenerezza; è solo il modo in cui Dio, oggi, manifesta il suo amore di Padre.
Tutti

Dal Salmo 99: Rit. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza. Rit.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.
Rit.

Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione. Rit.


Pausa di Silenzio
La Liturgia ci invita oggi a riflettere sulla vita delle nostre comu­nità cristiane. I versetti che il Vangelo dedica alla figura del «Buon Pastore» non minacciano le nostre aspirazioni a una convivenza libera e adulta, ma offrono grandi orientamenti per ogni convivenza, nella Chiesa e nella società. Meditiamo su queste significative indicazioni.

«Il pastore conosce le sue pecore». Conoscere significa entrare in comunione con le persone, stabilire un rapporto non solo formale, ma reale con gli altri, capire le situazioni dei singoli individui, cogliere le loro esi­genze personali, interpretare le loro attese, cercare di dare loro una risposta.

«Le chiama per nome». Dare un volto e un nome a ognuno signi­fica tener conto della loro unicità, evitando di confondere l'unità con l'uniformità, l'ordine con l'appiattimento che mortifica. Il rispetto della propria individualità è uno tra i bisogni più profondi dell'uomo.

«Chiamare per nome» è l'espressione usata in uno dei testi più teneri della Bibbia per esprimere l'amore di Dio:

«Dice il Signore: Non temere, io ti ho chiamato per nome. Se dovrai attraversare fiumi profondi, le acque non ti sommergeranno. Se dovrai passare attraverso il fuoco, la fiamma non ti consumerà, poiché io sono con te e tu sei prezioso ai miei occhi e io ti amo».

«Le conduce fuori». Una comunità deve aprirsi alla vita reale del mondo, non chiudersi in una vita artificiale, in un ambiente pro­tetto. È un compito fondamentale per chi ha responsabilità nella società, per chi ha responsabilità educative.

«Cammina davanti a loro». È la pedagogia più efficace: precedere con l'esempio, con la coerenza della propria vita.

«Le pecore lo seguono perché riconoscono la sua voce». Seguire vuol dire adesione convinta, prontezza a tradurre nei fatti, nei com­portamenti, la parola accolta.

«Riconoscere la voce», nel contesto, non è solo «sentire» ciò che ci viene detto, ma una disponibilità ricca di simpatia. Comporta una relazione molto stretta. La voce ha un timbro inconfondibile e provoca una risonanza unica in chi la percepisce.

Nella comunità cristiana i credenti devo­no essere capaci di riconoscere ciò che ha il timbro inconfondibile del Vangelo, cioè le voci della verità e dell'amore, capaci di cambiare la propria vita. Una comunità che sa riconoscere queste voci è una comunità che cresce nella ricerca della verità e aiuta la Chiesa a cre­scere in questa ricerca.

«Il pastore da la vita per le sue pecore». «Dare la vita», nel linguag­gio quotidiano, significa dare tutta la disponibilità a chi ha veramen­te bisogno della nostra solidarietà.

È un atteggiamento che si traduce nel dare tempo e pazienza, nel farsi trovare, nel condividere, nello spendersi per gli altri. La dedi­zione di cui si ha più bisogno non è tanto quella del grande gesto isolato, quanto quella di una disponibilità quotidiana e silenziosa.

Se vogliamo riassumere le riflessioni fatte, possiamo dire: la figu­ra del Buon Pastore è la proposta di una vita intesa come servizio. Si tratta di un nuovo modo di vivere insieme, di fare comunità, che risponde a bisogni profondi.

L'uomo d'oggi sente il bisogno di strutture più umane e meno burocratiche. Uno dei suoi motivi di disagio è legato all'incapacità di stabilire relazioni profonde con i suoi simili.

Egli si sente sempre più mortificato dal clima di ano­nimato tipico della nostra cultura, dal senso opprimente di massi­ficazione che lo rende numero in balia di forze oscure e potenti che lo manipolano a scopi di sfruttamento.

Spesso non si studia l'uomo per rispondere alle sue esigenze, ma per scoprire i suoi lati deboli e vulnerabili e piegarlo a fini commerciali. È la logica della manipola­zione pubblicitaria e della grande informazione di massa.

La figura di Cristo capovolge questa prospettiva. Il suo amore ci coglie nella nostra più profonda identità, ci conosce, ci chiede rap­porti personali, ci indica la logica della donazione, non dello sfrutta­mento, del servizio, non del potere, ci impone di mettere il rapporto umano prima del mito dell'efficienza, che è la causa di tante nostre nevrosi.

Il messaggio evangelico non trova risalto nella cultura ufficiale, ma tocca le coscienze pensose per la sua formulazione controcorren­te, proposta senza ambiguità e senza incertezze e per la sua cono­scenza del cuore dell'uomo. Chiediamo al Signore che le nostre forme di convivenza siano ispirate dalla stessa passione per l'uomo.


Tutti
Ascoltare la tua voce, Gesù buon pastore,
è un segno d’amore perché l’ascolto è di chi ama,
l’ascolto è proprio di chi condivide la vita.
La sposa ascolta lo sposo;
la madre il silenzio dei figli e le stelle la voce di Dio.
Di un principe, o capo, o regnante, si ode l’ordine,
ma il cuore è lontano.
Di te che vuoi essere solo pastore
noi vogliamo ascoltare la voce
che appaga i bisogni del cuore.
Mandaci buoni pastori, che sappiano donare la vita,
capaci di andare avanti e vegliar su di noi
quando lupi rapaci ci insidiano
e la stanchezza ci opprime.
Mandaci buoni pastori, Gesù,
e liberaci dai mercenari.


Canto:
Pausa di Silenzio
La quarta domenica di Pasqua è consacrata al Buon Pa­store. Tenerezza di un evento che supera l'iconografia gentile di un biondo pastore con candide pecorelle in spalla.

Immagine di indubbio impatto in un tempo di fe­de infantile, ma difficile da coniugare con l'asprezza del­la vita pastorale, con i combattimenti delle quotidiane transumanze, con i rigidi ritmi di chi sceglie il gregge per dire vita.

Il Buon Pastore da la vita, la sua, per le proprie pe­core, mette a repentaglio la sua esistenza per la difesa del gregge: la vita delle pecore è la vita del pastore.

Il Bel Pastore non sfigura di fronte alla verità del suo sacrificio, non è banalizzata la sua offerta se il più bello tra i nati di donna trasfigura se stesso sfigurando il pro­prio viso per fare scudo ai suoi amati dalla vile aggres­sione dei lupi di ogni tempo.

Il Bel Pastore non è un mer­cenario che fugge nell'ora del pericolo e volta le spalle alla responsabilità di proteggere il futuro del gregge con la propria vita.

Il Bel Pastore non è un falso pastore, men­zognera guida che baratta la vita del gregge per il suo personale vantaggio.

Per colpa dei falsi pastori il gregge rischia la dispersione, il Buon Pastore invece sa che solo la sua voce riesce a raccogliere la sostanza del futuro.

È la sua voce che richiama le pecore lontane, che consola quelle scoraggiate e conforta quelle ferite. È la sua voce che permette nella notte di orientarsi per rintracciare l'ovile e far ritorno a casa.

L’Agnello-Pastore, che ha dato la vita e la dona con­tinuamente, conosce a una a una la storia delle sue pe­core e le «guiderà alle fonti delle acque della vita».

Si metterà dinanzi a loro e passo dopo passo se­gnerà il percorso, perché finalmente i pascoli siano ab­bondanti, l'acqua per dissetare da ogni arsura a volontà:

«Non avranno più fame, non avranno più sete, non li col­pirà il sole, né arsura alcuna».

La sicurezza del gregge è la sua voce riconosciuta tra tante e tra tan­te unica a garantire la salvezza della vita.

Se il pastore, il Buon Pastore, è con il suo gregge, le pecore possono camminare anche in una valle oscura, saranno al sicuro, ogni paura sarà vinta.

Grazie al Pastore ogni dolore, ogni tormento trove­ranno ragione:

«E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».

La sua voce continua ogni giorno a parlare al cuore del suo gregge e a suscitare significati di vita, orientamento di percorsi, segno di speranza e di misericordia.

La sua voce, la sua Parola, corrono le stra­de degli avvenimenti e raccontano di un Dio teneramente amante dell'uomo, che vuole che nessuno si perda.

Egli scende a rintracciare i perduti della storia, a rincorrere le pecore sbandate, a riprendersi le smarrite:

«II Padre mio, che me le ha date, è il più grande di tutti e nessu­no può strapparle dalla mano del Padre».

La sua voce, la sua Parola, passano di storia in storia, di vita in vita, per la testimonianza di chi l'ha resa so­stanza della propria esperienza, di chi ha scelto di esse­re servo della voce, ministro della Parola perché come ha ordinato il Signore si «porti la salvezza sino all'e­stremità della terra».

Noi siamo il suo popo­lo, gregge che Egli guida, recita il salmo, il Signore è buono e «noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo». Il Bel Pastore rende bella la nostra speranza, seguir­lo è salvezza.
Tutti
Signore Gesù Cristo,
tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste,
e ci hai detto che chi vede te vede Lui.
Mostraci il tuo volto e saremo salvi.
Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo
dalla schiavitù del denaro;
l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura;
fece piangere Pietro dopo il tradimento,
e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.
Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola
che dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio!
Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,
del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto
con il perdono e la misericordia:
fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te,
suo Signore, risorto e nella gloria.
Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rivestiti di debolezza
per sentire giusta compassione per quelli che sono
nell’ignoranza e nell’errore:
fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso,
amato e perdonato da Dio.
Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione
perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore
e la tua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare
ai poveri il lieto messaggio
proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà
e ai ciechi restituire la vista.
Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Misericordia
a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli. Amen

Pausa di Silenzio
Canto:
Meditazione
Preghiere spontanee
Padre Nostro

G. Tu sei il nostro pastore, Signore Gesù, perché solo tu ci conosci fino in fondo, uno per uno, con i nostri slanci e le nostre fatiche, le nostre fragilità e le nostre risorse. Per questo ti mostri esigente quando ci lasciamo afferrare dalla pigrizia, e dolce e compassionevole quando ci troviamo in difficoltà. Tu sei il nostro pastore, Signore Gesù, perché ti metti davanti a tutti e ci guidi alle sorgenti della vita, ci fai conoscere il volto del Padre e dissipi i timori e le paure che ci impediscono di andare avanti. Tu sei il nostro pastore, Signore Gesù, perché sei pronto a dare la vita, a far di tutto per difenderci, ad ingaggiare con il male una lotta terribile e decisiva, a costo di esporti a pericoli mortali, a costo di affrontare sofferenze terribili. Tu sei il nostro pastore, Signore Gesù, perché ci ami di un amore smisurato e non puoi sopportare che neppure uno si perda e rovini la sua vita. È bello, mio Signore, lasciarsi guidare da te, è bello darti fiducia e assecondare le tue indicazioni, è bello sentire su di noi il tuo sguardo attento e benevolo. È bello, mio Signore, affidarti la nostra vita e vivere per te e assieme a te un’avventura entusiasmante che approda all’eternità.

Tutti
Preghiera per le vocazioni sacerdotali
Obbedienti alla tua Parola, ti chiediamo, Signore:
“manda operai nella messe”.
Nella nostra preghiera, però,
riconosci pure l’espressione di un grande bisogno:
mentre diminuiscono i ministri del Vangelo,
aumentano gli spazi dov’è urgente il loro lavoro.
Dona, perciò, ai nostri giovani, Signore,
un animo docile e coraggioso perché accolgano i tuoi inviti.
Parla col Tuo al loro cuore e chiamali per nome.
Siano, per tua grazia, sereni, liberi e forti;
soltanto legati a un amore unico, casto e fedele.
Siano apostoli appassionati del tuo Regno,
ribelli alla mediocrità, umili eroi dello Spirito.
Un’altra cosa chiediamo, Signore:
assieme ai “chiamati”non ci manchino i “chiamanti”;
coloro, cioè, che, in tuo nome,
invitano, consigliano, accompagnano e guidano.
Siano le nostre parrocchie segni accoglienti
della vocazionalità della vita e spazi pedagogici della fede.
Per i nostri seminaristi chiediamo perseveranza nella scelta:
crescano di giorno in giorno in santità e sapienza.
Quelli, poi, che già vivono la tua chiamata
- il nostro Vescovo e i nostri Sacerdoti -,
confortali nel lavoro apostolico, proteggili nelle ansie,
custodiscili nelle solitudini, confermali nella fedeltà.
All’intercessione della tua Santa Madre,
affidiamo, o Gesù, la nostra preghiera.
Nascano, Signore, dalle nostre invocazioni
le vocazioni di cui abbiamo tanto bisogno. Amen.
(Marcello Semeraro Vescovo di Albano)












Canto: Tantum Ergo
Tantum ergo Sacramentum
Veneremur cernui
Et antiquum documentum
Novo cedat ritui
Praestet fides supplementum
Sensuum defectui.

Genitori Genitoque
Laus et jubilatio
Salus, honor, virtus quoque
Sit et benedictio.
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio. Amen.

Hai dato loro il pane disceso dal cielo.
Che porta con sé ogni dolcezza.

O Padre, che nella morte e risurrezione del tuo Figlio hai redento tutti gli uomini, custodisci in noi l'opera della tua misericordia, perché nell'assidua celebrazione del mistero pasquale riceviamo i frutti della nostra salvezza.
Per Cristo nostro Signore.
T Amen
Elevazione del Santissimo Sacramento e Benedizione Eucaristica. Al termine: Acclamazioni:
Dio sia benedetto.
Benedetto il Suo Santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù
Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo sacramento dell’altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la sua Santa ed Immacolata Concezione
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto San Giuseppe suo castissimo sposo.
Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.  

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