I NOSTRI VOLTI/6
Questa settimana intervistiamo Dalila Pascariello
Dalila, ci parli un po’ di te? Cosa fai, la tua famiglia, i tuoi amici...
Mi chiamo Dalila e ho 24 anni. Alcuni di voi che stanno leggendo, sicuramente mi conosceranno di vista o per nome, ma pochi sanno realmente chi sono e cosa faccio.
Mi reputo una ragazza generosa, premurosa, vivace, decisa.. ma anche un po’ permalosa.
Da 5 anni, ho lasciato la mia città natale per trasferirmi a Roma, dove ho intrapreso gli studi di Scienze della Formazione Primaria, laurea magistrale che mi ha permesso, prima del completamento degli studi, di avverare il mio sogno: diventare un’insegnante.
Sin da piccola il mio sogno nel cassetto è stato quello di insegnare. Infatti, quando potevo, andavo a scuola di mamma per stare vicino ai bambini e dare loro una mano.
Due pilastri importanti della mia vita sono la famiglia e gli amici che, nonostante la distanza, mi sono sempre vicini in qualunque mia scelta.
La mia famiglia è composta da mio padre, commerciante, mia madre, insegnante, e mio fratello che, dopo tanti anni, è riuscito a realizzare il suo sogno e cioè entrare nell’Arma. Loro sono la base, ma dietro di loro c’è una ciurma, partendo dai nonni (anche se mi hanno lasciato prima del previsto, sono una presenza sempre costante), gli zii, i cugini... con i quali ogni momento è bello per stare insieme e festeggiare.
Che legame hai con la tua parrocchia?
Sin da piccola ho partecipato alle varie attività che proponeva la mia parrocchia, per poi avere, dopo la cresima, un periodo smarrimento: andavo a messa solo per Natale e Pasqua.
Però tutto è cambiato quando sette anni fa, il nuovo parroco di San Rocco, don Lorenzo, era in cerca di animatori per il centro estivo che stava organizzando con la parrocchia. Frequentavo il quarto superiore, ha bussato alla porta, e sentendolo parlare (bambini, giochi, attività) mi si sono illuminati gli occhi, non potevo non provare questa nuova esperienza.
Da quel giorno non sono più uscita dalla parrocchia, tanto da farla diventare la mia seconda casa. È il luogo in cui vado appena torno a Ceglie, è il luogo dove vado quando ho bisogno di stare un po’ da sola e ritrovarmi.
Per tutto questo devo ringraziare don Lorenzo, che negli anni ha conquistato la mia fiducia tanto da diventare padre, amico, confidente. Grazie a lui ho avuto la possibilità di ritrovare la strada della fede che per anni avevo smarrito, anzi dalla quale mi ero allontanata.
Quali sono state le esperienze parrocchiali che ricordi con piacere e gratitudine?
In questi anni di esperienze ne ho fatte davvero tante, dai campi scuola, ai centri estivi, dalle esperienze di volontariato in Caritas, all’esperienza della GMG a Cracovia.
Molto significativa è stata quest’ultima, dove sono partita con un solo borsone di indumenti, ma sono tornata con tante valigie piene di ricordi e di amicizie.
Uscivo da un periodo un po’ buio della mia vita, la mia prima esperienza università non era andata a buon fine, ero entrata in un tunnel senza luce, non sapevo cosa fare della mia vita, era tutto un punto interrogativo.
Il parroco, conoscendo la mia situazione, mi ha consigliato di intraprendere questa esperienza: tre settimane lontano da casa durante le quali, grazie alla preghiera, al divertimento, sono riuscita a trovare me stessa e la mia vera strada. Sono ritornata consapevole di quello che doveva essere il mio futuro.
Importanti sono stati anche i campi scuola, dove ho avuto la possibilità di entrare in contatto con bambini e ragazzi e rafforzare in questo modo la mia voglia di intraprendere la strada da docente: aiutarli, sostenerli, essere per loro un punto di riferimento.
Cosa vuol dire studiare e lavorare a Roma?
Da settembre 2019 ho iniziato a lavorare in una scuola primaria a Roma e contemporaneamente ho continuato i miei studi. Oggi mi mancano tre esami e la tesi per arrivare alla conclusione del mio percorso universitario.
Inizialmente, lavorare e studiare contemporaneamente, non è stato facile; ma devo dire che il lavoro mi ha dato quella marcia in più per impegnarmi e arrivare il prima possibile al termine del mio percorso.
Importanti in questi anni sono state anche le nuove amicizie, ragazze conosciute casualmente, ma che sono diventate come delle sorelle... persone che mi hanno dato la spinta di andare avanti e non mollare.
Ci descrivi la tua fede?
La mia fede la paragono ad una viaggio in salita...un viaggio che é sempre in evoluzione, e come tutti i viaggi subisce degli alti e dei bassi. Sono proprio questi che mi spronano ad andare avanti e trovare la vera strada.
Però per affrontare questo viaggio, il bagaglio più importante è la FIDUCIA, sentimento che mi ha permesso di fidarmi ciecamente di Colui che è morto e risorto, di Colui che è sempre pronto a tenderti la mano, di Colui che ti viene sempre a cercare (come in questo caso, grazie all’intervista), Colui che è sempre stato presente nella mia Vita.
Che valore dai all’amicizia? Come sono i tuoi amici?
L’amicizia è per me uno dei valori importanti e si basa sulla FIDUCIA e sull’ONESTÀ.
Proprio nel momento in cui riesci a guardare un amico negli occhi e dirgli “di te mi fido”, allora questa per me è l’amicizia.
Per me l’amico è colui che ti accetta per quello che sei, è quella persona con la quale non ti puoi vedere per giorni, mesi, ma sai che per qualsiasi problema lui è presente, è quella persona a cui hai la necessità di raccontare tutto quello che vivi.
Per quanto riguarda i miei amici, sono un tesoro che custodisco molto gelosamente, guai a chi li tocca.
Per parlare di loro mi servirebbe un libro, perché ognuno di loro, con la loro storia e con il loro cuore, è riuscito a lasciare dentro di me un segno indelebile. Ci sono tanti amici, sia interni che esterni alla parrocchia, ma con ognuno di loro ho un legame che non cambierei per nulla al mondo.
Non sono una ragazza che parla molto dei propri sentimenti, non sono la ragazza che ti dice ogni giorno “ti voglio bene”, ma solo quella ragazza che preferisco dimostrare invece di usare le parole. Quindi approfitto di questa intervista, per ringraziare ognuno di loro per far parte della mia vita.
Il tempo del COVID cosa ha significato e significa per te?
Il COVID oppure piccolo mostriciattolo (così lo chiamiamo con i miei bambini) ci ha fatto allontanare per molti mesi da tutti i nostri affetti più cari.
Io ho avuto la possibilità di trascorrere la quarantena qui a Ceglie, circondata dalla mia famiglia; ogni giorno c’erano diverse attività da svolgere per passare il tempo.
Questo periodo, che abbiamo vissuto e stiamo vivendo tutt’ora, ha segnato molto la mia vita, mi ha fatto soffermare maggiormente su quello che abbiamo e molte volte lo sottovalutiamo, mi ha permesso di riallacciare i rapporti con persone con le quali mi ero allontanata, mi ha permesso di dedicarmi al 100% alla mia famiglia.
Progetti per il futuro?
Progetti tanti.... ma preferisco non sbilanciarmi, sono scaramantica.
Però sicuramente il primo progetto sarà quello di concludere il prima possibile (mi auguro a luglio) il percorso universitario per poi dedicarmi completamento al mio lavoro, che secondo me è il mestiere più bello del mondo.
Nel mio futuro immagino una famiglia, dei figli... ma per ora... mi godo il momento.
Preferisco vivere la vita giorno per giorno e godermi tutto quello che di bello mi accade.
Tre parole per il 2021:
Fiducia
Amore
Speranza
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