I NOSTRI VOLTI/10

 


Intervista alla Dottoressa Marina D'Ippolito

Carissima dottoressa, lei non è di Ceglie…

Come Lei saprà, sono nata in Calabria, a Lamezia Terme, provincia di Catanzaro, ma dal 1985 vivo a Ceglie, con mio marito Paolo Maria Urso (cegliese), conosciuto durante il periodo universitario a Firenze. Nel 1986 è nato il nostro unico figlio, Michele.



Com’è maturata in Lei la passione per la medicina?

Sin da piccola ho sempre amato giocare a fare il dottore e ad indossare un grembiulino che le mie sorelle usavano per le lezioni di pianoforte a mò di camice. Sicuramente in me c’era il desiderio di poter essere utile a chi mi stava accanto, mi sentivo gratificata quando un mio piccolo aiuto poteva far stare bene gli altri. Crescendo ho capito che diventare medico era quella professione che mi avrebbe permesso di fare tutto ciò.  

Cosa ricorda degli anni della Sua formazione professionale?

Il distacco dalla mia famiglia, numerosa e presente, per andare a vivere in un ambiente molto prevenuto nei confronti di noi meridionali (Firenze 1973). La paura di non farcela, l’essere messa continuamente alla prova, ma sicuramente la ferma volontà di riuscire nel mio intento.

E’ entrata a far parte della comunità cegliese come?

Come ho già detto, da sposata e poi come medico.

Che idea si è fatta di Ceglie dopo tanti anni che ci vive?

Di una città accogliente e generosa. Per tanti anni, ho ricevuto affetto e stima dalle persone che ho conosciuto, sia in ambiente familiare che lavorativo.  



Il Suo impegno in parrocchia è in un settore strategico. Ce ne può parlare?

La Caritas parrocchiale è costituito da un gruppo di volontari che si interessa della distribuzione di beni alimentari, vestiari e farmaceutici per cercare di venire incontro alle diverse necessità delle famiglie della nostra parrocchia. Noi ci avvaliamo degli aiuti del banco alimentare, del banco farmaceutico, dai proventi delle nostre iniziative (quali mercatino natalizio, tombolata) e soprattutto dalla generosità delle persone (Raccolta Porta a Porta, le Domeniche di Carità, Spesa Solidale). Lo scopo principale, infatti, è quello di testimoniare ed attuare la Carità verso i vari bisogni ed esigenze dei più fragili e più deboli della nostra Comunità, anche attraverso momenti di aggregazione e condivisione (pranzo di Natale ed altre festività importanti).  

In che senso la fede La aiuta nella Sua professione e nel volontariato?

Sicuramente la fede mi ha guidato in tutto il mio percorso professionale e umano nell’essere più paziente e nell’accettare le diversità che caratterizzano ognuno di noi, come preziosi suggerimenti.

Cosa pensa dell’attuale emergenza sanitaria pandemica?

Non eravamo pronti ad affrontare una simile pandemia, sia per gravità che per durata, ma lo sforzo e l’impegno degli operatori sanitari, la vaccinazione e l’uso di nuovi farmaci, ci permetteranno, in un futuro abbastanza prossimo, di superare questo momento.

Qualche consiglio per le giovani generazioni.

Non smettete mai di sognare… 

Nella vita nessuno ci regala niente, tutto va conquistato con volontà e tenacia. Non incolpiamo nessuno dei nostri insuccessi ma cerchiamo sempre di capire quali sono le nostre colpe e mancanze e, infine, non aver paura di chiedere aiuto o consiglio a chi sta vicino a noi. 



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